21 ottobre 2020
Il Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 (PNP), che fa parte del Piano Sanitario Nazionale, è un documento definito dal Ministero della Salute che stabilisce a livello nazionale gli obiettivi e gli strumenti riguardanti la prevenzione, adottati poi a livello regionale.
Rappresenta lo strumento fondamentale di pianificazione degli interventi di prevenzione e promozione della salute da realizzare sul territorio.
Esso mira a garantire sia la salute individuale e collettiva, sia la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale attraverso azioni quanto più possibile basate su evidenze di efficacia, equità e sostenibilità che accompagnano il cittadino in tutte le fasi della vita, nei luoghi in cui vive e lavora.
Il PNP rafforza una visione che considera la salute come risultato di uno sviluppo armonico e sostenibile dell’essere umano, della natura e dell’ambiente (One Health). Pertanto, riconoscendo che la salute delle persone, degli animali e degli ecosistemi sono interconnesse, promuove l’applicazione di un approccio multidisciplinare, intersettoriale e coordinato per affrontare i rischi potenziali o già esistenti che hanno origine dall’interfaccia tra ambiente-animali-ecosistemi.
Per agire efficacemente su tutti i determinanti di salute[1], il Piano punta su alleanze e sinergie intersettoriali tra forze diverse, secondo il principio della “Salute in tutte le Politiche” e conferma l’impegno nella promozione della salute, chiamata a caratterizzare le politiche sanitarie non solo per l’obiettivo di prevenire una o un limitato numero di condizioni patologiche, ma anche per creare nella comunità e nei suoi membri un livello di competenza, resilienza e capacità di controllo che mantenga o migliori il capitale di salute e la qualità della vita.
Il PNP consolida l’attenzione alla centralità della persona, tenendo conto che questa si esprime anche attraverso le azioni finalizzate a migliorare l’Health Literacy (alfabetizzazione sanitaria) e ad accrescere la capacità degli individui di interagire con il sistema sanitario attraverso relazioni basate sulla fiducia, la consapevolezza e l’agire responsabile.
Il PNP ribadisce inoltre l’approccio life course, finalizzato al mantenimento del benessere in ciascuna fase dell’esistenza, per setting (scuola, ambiente di lavoro, comunità, servizi sanitari, città), come strumento per le azioni di promozione della salute e di prevenzione, e di genere, al fine di migliorare l’appropriatezza e l’orientamento all’equità degli interventi.
Il PNP, rappresentando quindi la cornice comune degli obiettivi di molte delle aree rilevanti per la Sanità Pubblica, investe sulla messa a sistema in tutte le Regioni dei programmi di prevenzione collettiva di provata efficacia (come vaccinazioni e screening oncologici[2]) e di linee di azione (Programmi “Predefiniti”, vincolanti per tutte le Regioni) basate su evidenze di costo-efficacia, buone pratiche consolidate e documentate, strategie raccomandate, nazionali e internazionali. Il Piano adotta infine un sistema di valutazione, basato su indicatori e relativi standard, che consente di misurare, nel tempo, e in coerenza con il monitoraggio dell’applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza[3], lo stato di attuazione dei programmi, anche al fine di migliorarli in itinere, nonché il raggiungimento dei risultati di salute e di equità attesi.
Il PNP si articola in Obiettivi, nelle Linee di Azione Trasversali da adottare per tutti gli obiettivi, in Linee di Supporto Centrali (di pertinenza del Governo) e nei Piani di Prevenzione Regionali.
I macro-obiettivi individuati dal PNP, sui quali agire in termini di prevenzione, sono 6: malattie croniche non trasmissibili; dipendenze e problemi correlati; incidenti domestici e stradali; infortuni e incidenti sul lavoro e malattie professionali; ambiente, clima e salute; malattie infettive prioritarie.
Particolare interesse per KnowAndBe.Live assumono le malattie croniche non trasmissibili tra cui malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie croniche, diabete, che restano le principali cause di morte a livello mondiale.
Il controllo delle malattie croniche richiede un approccio multidisciplinare, per prevenire l’insorgenza, assicurare la presa in carico precoce dei soggetti a rischio o allo stadio iniziale per rallentare la progressione della malattia.
Per contrastare in particolare i tumori, occorre agire su alcuni fattori di rischio modificabili, quali consumo di tabacco, errate abitudini alimentari, insufficiente attività fisica, consumo di alcol, insieme alle caratteristiche dell’ambiente e del contesto sociale, economico e culturale[4].
A ciò si aggiunge una accelerazione sull’organizzazione e l’adesione ai programmi di screening organizzato (prevenzione secondaria[5]). I programmi di screening organizzati per mammella[6], cervice uterina[7] e colon retto[8] hanno dimostrato di essere in grado di ridurre la mortalità e in alcuni casi (screening del cervico carcinoma e screening colon rettale) anche l’incidenza dei tumori oggetto dei programmi.
Come strategia per il contrasto delle malattie croniche non trasmissibili, il PNP individua un approccio combinato e integrato tra strategie di comunità e strategie basate sull’individuo.
- Strategie di comunità: approccio intersettoriale (reti tra interventi sanitari e extra sanitari), approccio life-course e di genere (approccio lungo tutto il corso della vita per ridurre fattori di rischio individuali, interventi appropriati per genere), approccio per setting (scuola dove favorire la promozione della salute come proposta educativa continuativa, luoghi di lavoro, città dove migliorare gli spazi di vita).
- Strategie basate su individuo: interventi per individuare condizioni di rischio individuali.
Le azioni trasversali, individuate dal PNP, sono azioni che contribuiscono “trasversalmente” al raggiungimento degli obiettivi di salute e equità. Includono le azioni volte a rafforzare l’approccio intersettoriale e a perseguire l’equità, la formazione e la comunicazione.
- L’equità si raggiunge a partire dall’analisi delle variabili sociodemografiche, la valutazione dei bisogni di salute della popolazione e l’identificazione dei gruppi a più alto rischio di esposizione o di vulnerabilità alle disuguaglianze (basti pensare al gradiente Nord-Sud[9] per quanto riguarda l’adesione agli screening oncologici).
- La formazione è parte integrante di tutte le strategie, finalizzata a permettere l’acquisizione di competenze nuove, deve essere orientata all’azione e i percorsi formativi vanno contestualizzati rispetto all’intervento da realizzare nel territorio.
- La comunicazione serve ad aumentare conoscenza ed emporwement, promuovere atteggiamenti favorevoli alla salute, favorire accesso e adesione ai programmi di prevenzione e cura, coinvolgere attivamente i cittadini. Il processo di comunicazione deve iniziare dalla definizione degli obiettivi e delle priorità e dall’analisi delle caratteristiche del target, proseguire con l’individuazione degli interventi da realizzare e il monitoraggio dell’implementazione degli stessi e concludersi con la valutazione di impatto.
Queste azioni devono essere utilizzate per il perseguimento di tutti gli obiettivi e dei programmi predefiniti.
Le linee di supporto centrali, o Azioni centrali del PNP, pertinenti al livello di governo centrale, sono finalizzate a migliorare le capacità del sistema sanitario di promuovere la prevenzione, rendere più efficiente e efficace l’insieme delle relazioni tra attori istituzionali e a facilitare il raggiungimento degli obiettivi del PNP.
Il PNP individua 13 linee di supporto centrali, ad alcune delle quali, i programmi KnowAndBe.live possono contribuire attivamente.
Per affrontare efficacemente i determinanti di salute e contribuire al benessere della popolazione è necessario sostenere l’attuazione dell’approccio HiAP favorendo e stimolando la collaborazione e l’integrazione programmatica tra Istituzioni centrali, Istituzioni e Enti regionali e locali, società scientifiche, stakeholder[10].
L’obiettivo è sostenere la realizzazione degli obiettivi del PNP attraverso la definizione dei ruoli e delle responsabilità dei settori e degli stakeholder coinvolti nei diversi ambiti di intervento e il coordinamento nazionale delle reti delle Scuole e dei Luoghi di lavoro che promuovono salute.
L’approccio Total Worker Health (TWH) è definito dal National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) come l’insieme di politiche, programmi e pratiche che integrano la protezione dai rischi per la sicurezza e la salute legati al lavoro con la promozione della salute e la prevenzione delle malattie croniche per il benessere dei lavoratori, al fine di prevenire infortuni e malattie professionali e non, e promuovere salute e benessere negli ambienti di lavoro.
Garantire la sicurezza dei lavoratori ed investire nella loro salute sono gli elementi imprescindibili per creare il benessere lavorativo. Per il raggiungimento degli obiettivi del TWH è prioritario aumentare la consapevolezza dell’importanza dello «star bene al lavoro» e promuovere interventi educativi ad essa dedicati.
Secondo i principi del TWH, è necessario programmare interventi integrati, finalizzati al raggiungimento di condizioni di lavoro sicure e salubri.
Gli obiettivi del PNP vengono realizzati attraverso la leva della Responsabilità Sociale d’Impresa, datori di lavoro vengono ingaggiati nella attivazione di processi e interventi tesi a rendere il luogo di lavoro un ambiente favorevole alla salute. Devono essere inoltre integrati strumenti per incentivare, orientare e monitorare le azioni di welfare aziendale[11] connesse alla salute globale del lavoratore.
I programmi di screening oncologico organizzato sono Livelli Essenziali di Assistenza la cui offerta appare non omogenea su tutto il territorio nazionale, mostrando un gradiente Nord-Sud. Negli ultimi anni, in realtà, alcune Regioni del Sud hanno migliorato le loro performance, ma permangono ancora importanti disparità e disuguaglianze sia nella offerta sia nella qualità di quanto erogato tra una Regione e l’altra. Ciò è, almeno in parte, riconducibile alla mancanza di una definizione precisa di quelli che sono i ruoli e le funzioni dei coordinamenti multidisciplinari di screening a valenza regionale. Le disomogeneità sono inoltre molto evidenti anche per quanto riguarda le infrastrutture informative che non sempre permettono un adeguato monitoraggio del percorso.
Inoltre, considerata la rapida evoluzione scientifica e tecnologica, i programmi di screening sono continuamente chiamati a rivedere i propri modelli tecnico-organizzativi. Il PNP si propone quindi di adeguare i modelli in base a quanto emerge dalle più recenti evidenze scientifiche (ad esempio, screening della cervice uterina per donne vaccinate contro HPV[12]).
Diventa quindi necessario rendere omogenea l’offerta di screening su tutto il territorio nazionale attraverso il potenziamento della rete esistente coordinata dall’Osservatorio Nazionale Screening (ONS) e definire linee di indirizzo su specifici argomenti con il coinvolgimento degli stakeholder impegnati nei diversi ambiti di intervento.
I Piani Regionali [13] di Prevenzione (PRP) sono organizzati in Programmi che coprono tutti gli Obiettivi del PNP.
Un programma dovrebbe essere trasversale a più macro-obiettivi.
10 programmi sono predefiniti, hanno caratteristiche uguali per tutte le regioni, sono vincolanti e vengono monitorati attraverso indicatori predefiniti per tutte le regioni. Ad alcuni di essi KnowAndBe.Live può contribuire attivamente.
Il PNP prevede lo sviluppo di conoscenze e competenze dei componenti della comunità scolastica, facilitando l’adozione di stili di vita salutari e la prevenzione di fattori di rischio.
Uno degli obiettivi del PNP è promuovere l’adozione di uno stile di vita sano e attivo in tutte le età e nei setting di vita e lavoro, sviluppando programmi di promozione della salute finalizzati al contrasto al consumo di prodotti del tabacco e con nicotina, contrasto al consumo di alcol, riduzione di inattività fisica e sedentarietà, contrasto all’obesità, aumento del consumo di frutta e verdura.
La promozione della salute deve essere effettuata negli ambienti di lavoro secondo il modello Workplace Health Promotion (WHP) raccomandato dall’OMS.
L’approccio da perseguire è il Total Worker Health, insieme di politiche, programmi e pratiche che integrano la protezione dai rischi per la sicurezza e la salute legati al lavoro, con la promozione della salute e la prevenzione delle malattie croniche per il benessere dei lavoratori, al fine di prevenire infortuni e malattie professionali e non, e promuovere salute e benessere negli ambienti di lavoro.
Fondamentale è informare sulla prevenzione dei fattori di rischio delle malattie croniche e promuovere l’invecchiamento attivo e in buona salute.
I datori di lavoro, secondo questo piano, sono tenuti ad attivare processi e interventi tesi a promuovere prevenzione e salute.
Tra le malattie da lavoro più gravi ci sono le neoplasie professionali, il cui numero conosciuto (in quanto oggetto di denunce o segnalazioni) in Italia come in altri Paesi, è fortemente più basso di quello atteso sulla base di stime scientificamente validate. Su oltre 373.000 casi di tumore occorsi nel 2018 in Italia, a fronte di circa 15.000 casi attesi di neoplasie professionali (utilizzando una percentuale cautelativa del 4%), si registrano 2.000 casi denunciati (fonte INAIL).
Emerge la necessità di conoscere meglio gli agenti cancerogeni nelle imprese e nei comparti produttivi. Si inserisce in questo contesto il Piano Nazionale Cancerogeni e tumori professionali, di
cui ogni regione deve avvalersi per l’emersione di patologie sottostimate o poco conosciute.
[1] I determinanti di salute sono i fattori che influenzano lo stato di salute di un individuo, di una comunità o di una popolazione.
[2] Un test di screening oncologico è un esame che consente di individuare un tumore in fase iniziale. In Italia esistono attualmente tre programmi di screening, dedicati al tumore della mammella, della cervice uterina e del colon retto.
[3] I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) sono prestazioni e servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a garantire a tutti i cittadini. Sono organizzati in 3 macro-aree: Prevenzione collettiva e sanità pubblica; Assistenza distrettuale; Assistenza ospedaliera.
[4] L’alimentazione non corretta è associata frequentemente al basso livello socioeconomico delle famiglie, al livello di istruzione, al costo degli alimenti e al marketing pubblicitario e incide sulla qualità della vita, nonché sulle condizioni psico-fisiche della popolazione.
Anche l’inattività fisica e la sedentarietà contribuiscono al carico di malattie croniche e incidono notevolmente sui processi volti a un invecchiamento in buona salute. Attività ed esercizio fisico contribuiscono a ogni età a migliorare la qualità della vita, influiscono sulla salute, sul benessere e sull’adozione di altri stili di vita salutari.
Il fumo di tabacco nel nostro Paese rimane la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile, con una prevalenza di fumatori in calo, ma con preoccupanti dati relativi ai consumi tra i giovani, alla riduzione della percentuale di quanti provano a smettere e alla comparsa sul mercato di nuovi prodotti a base di nicotina dannosi per la salute.
L’alcol è la terza causa di morte prematura. A fronte di una riduzione del consumo di vino durante i pasti, si registra un progressivo aumento di consumo di bevande alcoliche occasionale e al di fuori dei pasti e resta allarmante nei giovani il fenomeno del binge drinking.
L’inquinamento atmosferico indoor e outdoor, considerato dall’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS) il principale fattore di rischio ambientale per la salute e tra le cause principali dei decessi dovuti a malattie croniche non trasmissibili, si aggiunge ai fattori di rischio sopra descritti.
[5] La prevenzione secondaria si riferisce alla diagnosi precoce di malattie oncologiche tramite screening, prima che la malattia si manifesti a livello clinico.
[6] Il test impiegato per lo screening del tumore della mammella è la mammografia. In Italia, lo screening prevede l’attuazione di una mammografia ogni due anni nelle donne tra i 50 e i 69 anni. In alcune regioni lo screening è stato anticipato ai 45 anni.
[7] Il test impiegato per lo screening del tumore della cervice uterina è il PAP test, consiste in un prelievo di alcune cellule di sfaldamento del collo dell’utero che vengono controllate per ricercare eventuali anomalie. In Italia, lo screening prevede l’attuazione di un PAP test ogni tre anni nelle donne tra i 25 e i 64 anni.
[8] Il test impiegato per lo screening del tumore del colon retto è la ricerca di sangue occulto nelle feci. In Italia, lo screening prevede la ricerca di sangue occulto nelle feci ogni due anni per le donne e gli uomini tra i 50 e i 74 anni.
[9] L’adesione ai programmi di screening non risulta omogenea in tutto il territorio nazionale, mentre al Centro Nord l’adesione sfiora il 90%, al Sud l’adesione è intorno al 50%.
[10] Il termine stakeholder fa riferimento ad azionisti, clienti, dipendenti, fornitori, la comunità con cui l’organizzazione interagisce.
[11] Per welfare aziendale si intende l’insieme di iniziative, beni e servizi messi a disposizione dall’impresa come sostegno al reddito per accrescere il potere di spesa, la salute e il benessere del lavoratore.
[12] HPV, papilloma virus umano, è il principale fattore di rischio per il tumore della cervice uterina. Per controllare il contagio sono stati introdotti vaccini che permettono di debellare l’infezione.
[13] I piani regionali di prevenzione sono documenti di programmazione regionale in tema di prevenzione e promozione della salute che perseguono gli obiettivi del Piano Nazionale della Prevenzione.